Antonio Gandusio


Gandusio con Amedeo Nazzari e Amelia Chellini

Nacque a Rovigno il 29 luglio 1873. Il padre era lo stimato avvocato Zaccaria Gandusio la cui famiglia aveva dato illustri capitani alla Serenissima repubblica di Venezia.  Studiò all'Università di Roma e di Genova ove si laureò in giurisprudenza, ma il giovane Antonio più che seguire le orme paterne e spendere la vita compulsando i codici preferì dedicarsi al teatro. Infatti già durante gli studi universitari a Roma, fu notato dalla grande A. Ristori, riuscendo a farsi scritturare nel 1899 come attore brillante dal De Sanctis.

Malgrado i successivi impegni con una mezza dozzina di compagnie si laureò, come detto, in legge a Genova nel 1915, maturando ed affinando la sua già notevole capacità recitativa lavorando nelle maggiori compagnie teatrali dell'epoca: Novelli, Reiter-Carini, Irma Gramatica-Andò.

La mimica inconfondibile, la voce cavernosa, le sopracciglia cespugliose, la scioltezza dei movimenti, contribuirono a renderlo un interprete ideale del teatro goldoniano ed in paricolare dell'Arlecchino servitore di due padroni, tre generazioni prima della edizione strehleriana. Nel 1912 aveva incominciato il sodalizio con la "divina" Lyda Borelli. Allo scoppio della I Guerra Mondiale ignorò il richiamo alle armi da parte dell'Impero Austrungarico, in cui aveva a suo tempo espletato la leva militare col grado di ufficiale, sia per continuare la sua ormai avviata attività d'attore e sia per non dover combattere contro i propri connazionali.

Nel 1915 entrò quindi a far parte della compagnia Melato-Betrone diretta da Talli, specializzandosi nella nuova drammaturgia italiana che aveva per alfieri Chiarelli, Antonelli, Cantini. In particolare il trionfo in La maschera e il volto lo indusse a rivolgere minor attenzione al teatro di puro divertimento, preferendogli i campioni del grottesco e delle avventure brillanti allora in voga.

Indimenticabili le sue caratterizzazioni del burbero benefico interpretate con una notevole vena di bonomia ed ironia che siamo ancor oggi in grado di apprezzare perchè Antonio Gandusio fu uno dei principali interpreti del cinema brillante italiano insiemo a Sergio Tofano, Paolo Stoppa, Paola Borboni, Nino Besozzi ecc ecc.

Dal 1928 gli fu intitolato il teatro comunale di Rovigno che, ancor oggi porta il suo nome. Dopo una lunga ed intensa vita da vero uomo di spettacolo si spense a Milano il 23 maggio del 1951 quando era ancora sulla breccia nonostante la sua non piu' giovane età.

A testimoniare la versalità del Nostro ci soccorre anche Antonio Gramsci  che all'epoca in cui era il critico teatrale sull'«Avanti!» scrisse l'11 aprile 1917 a proposito della pièce del commediografo Luigi Chiarelli: "La maschera e il volto" di cui Gandusio fu uno dei principali interpreti al Teatro Carignano insieme all Betrone, la Melato ed il Paoli.

Mentre per capire l'importanza raggiunta dalla compagnia teatrale di Antonio Gandusio si può ricordare che sua fu la prima rappresentazione, avvenuta il 2 maggio 1919 al Teatro Olimpia di Milano, dell'opera di Luigi Pirandello L'uomo, la bestia e la virtú.

Nel secondo dopoguerra fu tra gli interpreti di Euridice di Anouilh, di Gente magnifica di Saroyan, dell'Avaro di Molière con le regie di Visconti, Ferrero, Salce.

Artista di grande sensibilità e di carattere schivo, bibliomane raffinato, la morte improvvisa lo colse a Milano nel 1951 alla vigilia di registrare per la Rai il terzo atto del suo cavallo di battaglia, Il deputato di Bombignac.

Un esempio della sua ampia filmografia, che annovera più di 30 titoli, sono i film:

- del 1937 Eravamo sette sorelle regia di  Nunzio Malasomma con Paola Barbara, Nino Besozzi e Lotte Menas;
  (dalla cui fortuna è testimone anche la riduzione teatrale di Totò del gennaio '46 al teatro Quattro Fontane di Roma)

- del 1939 Frenesia regia di Mario Bonnard con Dina Galli, Betty Stockfeld, Vivi Gioi, Titina De Filippo , Osvaldo Valenti e Paolo Stoppa;

- sempre del '39 Cose dell'altro mondo, regia di Nunzio Malasomma con il grande Amedeo Nazzari ed Amelia Chellini;

- del 1942 Giorno di nozze, regia di Raffaello Matarazzo con Armando Falconi, Roberto Villa, Anna Vivaldi, Amelia Chellini , Chiaretta Gelli , CarloCampanini e Paola Borboni;

- sempre del '42 è Stasera niente di nuovo, Regia di Mario Mattòli con la conterranea (di Pola) Alida Valli, Carlo Ninchi, Tina Lattanzi, Giuditta Rissone , Dina Galli e Marisa Merlini;

- La vispa Teresa del 1943,  Regia di Mario Mattòli in cui era uno degli interpreti principali asieme a Vera Carmi, Carlo Ninchi, Roberto Villa, Lilia Silvi , Giuditta Rissone , Aldo Silvani  e Tino Scotti;

- La signora in nero del '43, Regia di Nunzio Malasomma con Laura Redi, Carlo Ninchi, Vera Carmi, Aroldo Tieri e Lina Volonghi;

- del 1944 il film Scadenza trenta giorni di Luigi Giacosi, con Roberto Villa, un giovane Ernesto Calindri e Lilla Brignone; oppure Il signore è servito in cui recito da protagonista assieme ad un ancora sconosciuto Carlo Dapporto;

-del 1947 è il film Euridice, in cui recitò a fianco di Rina Morelli, Giorgio de Lullo, Paolo Stoppa, Antonio Gandusio, Marga Cella. Franco Zeffirelli

Per una più completa analisi della sua figura di interprete rimando al libro "Titoli d'attore" dedicato ad Antonio Gandusio da Paola Bignami e presentato il 17 dicembre del 1997 al Teatro Duse di Bologna da Giorgio Albertazzi oppure al libro Antonio Gandusio - Cinquant’anni di palcoscenico. Prefazione di G. Cenzato.Milano, Ceschina 1959. 16° di pp. 198 con XII tavole fuori testo.

Il Dizionario Biografico degli Italiani edito dall’Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani così lo definisce: l’attore teatrale comico Antonio Gandusio (interprete ufficiale in Italia della pochade parigina, recitò con attrici del calibro di Emma Gramatica, Evelina Paoli ed Anna Magnani; "con la sua morte scomparve definitivamente dal nostro palcoscenico la figura del "brillante", ruolo ottocentesco che grazie a lui era sopravvissuto al mutare dei modi, della sensibilità e del gusto").

Una sistematica documentazione fotografica della carriera artistica dell’attore Antonio Gandusio si può trovare nella Fototeca del Museo teatrale Carlo Schmidl di Trieste La sede del Museo è in trasferimento nello storico Palazzo Gopcevich in Via Imbriani 5, I piano - tel. 040 366030 - Orario: martedì, giovedì, venerdì, sabato, domenica 9-13; mercoledì 9-19, lunedì chiuso.


Antonio Gandusio è il primo da sinistra.



Gianclaudio de Angelini