La Voce di Romagna 29/09/2003

Raduno nazionale del Libero Comune di Fiume in esilio a Rimini


Il Raduno nazionale del Libero Comune di Fiume in esilio che si è svolto a Rimini sabato e domenica rappresenta l'occasione per ricordare il profondo legame tra Rimini e la costa istriana, fiumana e dalmata. La marineria romagnola era di casa nei porti dell'altra sponda dell'Adriatico, allora italiana, i fratelli Leurini cui è dedicata una traversa della via Destra del porto persero la vita in una tempesta scoppiata nel golfo del Carnaro. C'erano anche intensi scambi commerciali, lo zolfo della miniera di Perticara arrivava sulle banchine del porto canale con il caratteristico trenino e veniva trasbordato sui velieri con destinazione Fiume, ufficialmente era diretto a una fabbrica di fiammiferi, ma si diceva che il destinarario fosse il celebre silurificio Whitehead. Nell'estate del 1939 Rimini era servita dalla linea marittima Ancona Fiume, che faceva scalo anche ad Abbazia.

Aldo Viroli

RIMINI - Dopo l'occupazione jugoslava di Fiume, dell'Istria e di Zara e la firma del Trattato di pace del 1947 che aveva sancito per l'Italia la perdita di quelle terre, si trasferirono in Romagna e anche a Rimini numerosi esuli. Nel corso degli anni su una popolazione di 60.000 abitanti furono almeno 54.000 i fiumani che abbandonarono la città, lasciando tutti i loro beni, la questione degli indennizzi è ancora aperta. Ottenuta dalle autorità jugoslave di allora l'opzione per l'Italia, i fiumani potevano partire solo con pochi effetti personali e con denaro in buoni cartacei, che una volta giunti a Trieste nessuno avrebbe accettato. Il Libero comune di Fiume in esilio pubblica il periodico mensile 'La Voce di Fiume' che viene spedito agli esuli sparsi in tutto il mondo. In Romagna raggiunge 84 abbonati della provincia di Ravenna, 45 di Rimini, 30 di Forl“-Cesena, mentre nelle Marche a Pesaro ne arrivano 38 copie. A Rimini il legame più evidente con Fiume è il grattacielo realizzato dall'ingegner Raoul Puhali, un vero mago del settore tanto che venne invitato più volte a trasferirsi negli Stati Uniti. Numerosi riminesi e romagnoli presero parte all'impresa di Fiume, capitan Giulietti dirottò verso la città carnerina due navi cariche di armi, l'avvocato Italo Gori fu stretto collaboratore del Vate in quel periodo. Anche l'aviatore Federico Guazzetti prese parte alla mitica impresa. Virgilio Gaddoni nato a Massalombarda ma trasferitosi a Rimini e il santarcangiolese Edmondo Turci parteciparono invece alla leggendaria beffa di Buccari. Tra i fiumani diventati riminesi era molto noto il maresciallo pilota Narciso Pillepich, asso dell'Aviazione, che fece parte di quella che sarebbe poi diventata la Pattuglia delle Frecce Tricolori. E' fiumano anche il professor Vittorio d'Augusta, noto artista per anni direttore dell'Accademia delle Belle Arti di Ravenna. In Romagna cercarono la salvezza anche diverse famiglie ebraiche fiumane, alcune come gli Herskowitz ottennero carte d'identità autentiche con nomi falsi dal dipendente comunale Mario Gentilini, di Viserba. Alcuni riuscirono a scampare alla deportazione, pochissimi a sopravvivere ai lager nazisti. Giuseppe Giulietti parla del suo appoggio all'impresa di Fiume nel libro 'Pax Mundi', recentemente ristampato dall'editore Luisè nell'ambito delle celebrazioni del 50° anniversario della morte. La Cooperativa Garibaldi, fondata a Genova da Giulietti nel 1918, decise di aiutare D'Annunzio per un dovere morale. Giulietti inviò a Milano suo fratello Riccardo da Mussolini con 5.000 lire, il Popolo d'Italia diede il via alla sottoscrizione. Subito dopo capitan Giulietti dispose che il piroscafo Persia carico di 13.000 tonnellate di armi e munizioni destinate in Estremo oriente venisse 'deviato' a Fiume. Il Governo Nitti come rappresaglia all'atto di 'piratamento' del paladino delle genti del mare minacciò il blocco al progetto di riforma della Cassa invalidi. Dopo l'arrivo del Persia Capitan Giulietti si recò a Fiume, il comandante concordò con lui facendo sbarcare a terra tutte le 13.000 tonnellate di armi che si trovavano nelle stive. D'Annunzio per manifestare la propria riconoscenza aderì alla Federazione Marinara scrivendo: 'Anch'io voglio essere un federato perchè sono un marinaio: ho la patente di capitano di cabotaggio. Fin d'ora resta dunque inteso che faccio parte della Federazione, che ha dimostrato a fatti di essere indipendente, ardimentosa, incorruttibile". Nella seduta alla Camera del 12 dicembre 1919, malgrado la congiura di non farlo parlare, Giulietti riuscì a manifestare la solidarietˆ dei marinai verso D'Annunzio. Il presidente del Consiglio Nitti gli fece imbastire un processo, avrebbe voluto anche arrestarlo. Il processo andò poi all'aria per sopravvenuta amnistia. Italo Gori era nato a San Marino da una famiglia originaria di San Mauro Pascoli nel 1898. Decorato al Valor Militare per un'impresa sul Monte Grappa che ispirò una delle leggendarie copertine di Achille Beltrame, non appena venne a sapere che D'Annunzio si accingeva all'impresa Fiumana fugg“ da casa per raggiungerlo. Il Vate lo nominò suo aiutante di campo assieme ad altri tre ufficiali soprannominandolo 'San Marino'. La foto che lo ritrae assieme a D'Annunzio porta la dedica 'al mio compagno di Ronchi'. Gori era presente a Fiume durante il tragico Natale di sangue. Rientrato a Rimini mantenne sempre rapporti con i vari sindaci del Libero comune in esilio e le comunità fiumane, che continuano attraverso i figli Cesare e Gabriele. E' morto nel 1990, la salma riposa nel cimitero di Montalbo a San Marino. Come stretto collaboratore di D'Annunzio avrebbe potuto chiedere di venire sepolto nelle arche marmoree del Vittoriale. All'impresa di Fiume è legato il volo di Guido Keller che fece una tappa imprevista in territorio sammarinese. L'aviatore aveva ricevuto ordine da D'Annunzio di volare su Roma per lasciare cadere su Montecitorio un pittale in segno di disprezzo al comportamento del governo italiano rinunciatario verso Fiume. Durante il ritorno per mancanza di carburante o per un guasto tecnico fu costretto a atterrare a Borgo Maggiore, dove ebbe un incontro piuttosto burrascoso con il propietario di un podere. Narciso Pillepich fece persino parte del cast del film prodotto da Fulvio Lucisano 'I 4 del getto tonante' protagonisti Down Addams, Masimo Girotti e Andrea Checchi. Asso dell'Aeronautica e pluridecorato al Valor militare, con la sua freddezza e la sua grande abilità, l'8 giugno del 1957 riuscì ad evitare una tragedia mentre si stava svolgendo nel cielo di Riccione un'esercitazione dei 'Getti tonanti', che sarebbero poi divenuti la Pattuglia acrobatica delle Frecce Tricolori. Successe che l'aereo di coda, detto il fanalino, della formazione di destra andò a toccare con l'estremità alare il piano di coda dell'aereo di Pillepich che divenne ingovernabile. Al pilota non rimaneva altro che lanciarsi con il paracadute, ma la sottostante spiagga era gremita da bagnanti e imbarcazioni. Con tutta l'esperienza di chi ha ore e ore di volo alle spalle sui caccia durante l'ultimo confitto, riuscì a far si che l'aereo precipitasse in mare il più lontano possibile dalla costa evitando una strage. Lasciata per limiti di età l'Arma Azzurra, Pillepich divenne insegnante all'Istituto Aeronautico di Forlì, e ricopri fino alla morte, avvenuta il 21 settembre 1983, la carica di presidente dell'Associazione Arma Aeronautica.La costruzione del grattacielo finì al centro di una lunga e movimentata vicenda giudiziaria. L'impresa D'Angelo Puhali si trovò di fronte all'agguerrito propietario di un villino di viale Monfalcone che grazie al patrocinio dell'avvocato riminese Franco Beltrami riusci addirittura a ottenere attraverso un ricorso straordinario al presidente della Repubblica l'annullamento della licenza edilizia concessa dal sindaco. L'ingegner Puhali succesivamente acquistò il villino riuscendo così a bloccare un ricorso al Consiglio di Stato. Lo stesso Puhali realizzò un grande complesso condominiale a Forlì e si ritrovò di nuovo come avversario l'avvocato Beltrami. L'ingegner Puhali nato a Pola ma trasferitosi a Fiume fin da bambino, morì improvvisamente per un attacco cardiaco il giorno di Natale del 1980, aveva 76 anni. La salma riposa per sua volontà nel cimitero di Fiume. La Voce di Romagna in occasione del Raduno degli Esuli fiumani annuncia che darà vita a una serie di inziative mirate a valorizzare e a riconsiderare l'edificio che fa oramai parte della storia della città. Nel volume della Società di Studi Fiumani 'Le vittime di nazionalità italiana a Fiume e dintorni (1940-47)' sono raccolte 2.640 schede anagrafiche. Dopo l'entrata in città delle truppe jugoslave avvenuta il 3 maggio 1945 e nelle settimane successive vennero uccise almeno 572 persone, tra le vittime i senatori Riccardo Gigante e Icilio Bacci. Diversi sono i nominativi di militari emiliano - romagnoli.Tra questi il finanziere Enzo Tassinari, figlio di Francesco e Marianna Rasponi, nato a Dovadola il 20 febbraio 1921 e disperso a Matteria il 13 gennaio 1944. I genitori sono morti negli anni '70.Secondo quanto accertato dalla Società di Studi Fiumani, che attingendo dall'Albo d'Oro dello storico istriano Luigi Papo e dall'Ufficio storico della Guardia di Finanza parla di scomparsa da parte jugoslava, assieme a Tassinari risultano dispersi sempre a Matteria, non lontano dall'attuale confine italo sloveno, altri 5 finanzieri in forza alla Legione di Trieste. Si tratta di Lino Checchi della provincia di Bologna, Aliprando Magnani di Cremona, Giuseppe Marippi di Piacenza, Lidio Mattei dell'Aquila che però apparteneva al II° Battaglione mobilitato, e Giuseppe Olmo di Lecce. In quella piccola località, che allora apparteneva alla provincia di Fiume ed oggi alla Slovenia, si trovava una postazione della Guardia di Finanza che venne assaltata dai partigiani slavi. Era di Cesena un altro finanziere, Aldo Onofri, nato il 28 aprile 1917, figlio di Domenico e Rosa Castagnoli. Faceva parte del X° Battaglione mobilitato, all'anagrafe esiste l'atto di morte presunta registrato nel 1992, dove viene dato deceduto in Jugoslavia l'8 settembre del '43. Secondo un'altra fonte, fornita dall'Albo dei caduti dal Libero comune di Fiume in esilio, il giovane risulterebbe invece ucciso a Fiume dopo il 3 maggio del '45, ovvero successivamente all'occupazione della città da parte degli slavi. Nell'elenco si incontra anche il marinaio Iginio Sersanti di Gabicce, nato il 13 marzo e non gennaio del 1921 da Venanzio e Maria Ricciotti. L'atto di morte presunta è stato trascritto a Gabicce nel 1979, il giovane risulta scomparso a Lussino il 30 aprile del 1945 dove prestava servizio per la Todt. In precedenza era imbarcato sull'incrociatore Bolzano, poi affondato. Un'altra fonte lo dava scomparso a Fiume, sempre per mano slava, dopo il maggio del '45.

RIMINI - Un impegno per risolvere la questione degli indennizzi per i 'beni abbandonati' e anche per la corretta compilazione dei documenti d'identità, questi alcuni punti dell'intervento del ministro per i Rapporti con il Parlamento Carlo Giovanardi al Raduno nazionale del Libero comune di Fiume in esilio che si è concluso ieri a Rimini. Giovanardi ha ascoltato con attenzione le problematiche esposte dagli esuli fiumani, che riguardano anche tutti gli istriani e dalmati che hanno perso le loro abitazioni dopo che il Trattato di pace del 1947 aveva assegnato quelle terre alla allora Jugoslavia. Al Raduno erano presenti il Console generale italiano a Fiume Roberto Pietrosanto e rappresantanti della Comunità italiana di Fiume. Il problema degli indennizzi si trascina da decenni e l'onorevole Giovanardi si è fatto promotore di una serie di iniziative mirate a una giusta soluzione della vicenda. Si è anche parlato dell'impossibilità di acquistare immobili in Croazia da parte di cittadini italiani e della compilazione non corretta dei documenti per i nati in territori passati nel 1947 all'ex Jugoslavia. Da parte del rappresentante della comunità italiana di Fiume è stato posto il problema dell'acquisizione della cittadinanza italiana da parte dei figli degli italiani rimasti in Istria e a Fiume. Il ministro ha assicurato il suo interessamento, osservando che sono diventati italiani anche cittadini provenienti da vari paesi extra Ue.

Aldo Viroli