Pisino

Storia di una città: a cura di Francesco Covelli e Mauro Mereghetti


LA CITTA'

PISINO (Pazin) - è una cittadina che si trova nella parte centrale della penisola istriana. E' sede amministrativa della Regione Istriana (Istarska Zupanija) e dell' autogoverno locale, con stato di Cittá.
Il suo stemma è costituito da uno scudo con al centro una torre stilizzata, la torre del castello che rende famosa Pisino nel mondo.
Oggi Pisino ha circa 10.000 abitanti, che salgono a 20.000 se consideriamo le cittadine del circondario: Antignana, Cerreto, Gallignana, Montona, San Pietro in Selve e Lupogliano. Le caratteristiche del terreno hanno influito sul sistema di traffico, sulla dispersione di abitati e sul loro aspetto.
La principale linea stradale di recente costituzione (la Ypsilon Istriana) ha sicuramente reso più molto più agevoli i collegamenti del capoluogo con il resto dell'Istria, collegamenti che prima costituivano il problema principale di Pisino, che arroccata nel centro esatto dell'Istria era abbastanza isolata da tutte le rotte commerciali economiche e turistiche Le caratteristiche geomorfologiche come pure la posizione centrale che Pisino occupa all'interno dell' Istria influiscono sulle condizioni climatiche, per cui gli inverni sono di regola umidi, abbastanza rigidi con abbondanti precipitazioni atmosferiche, e le estati sono calde e abbastanza secche. Lo sviluppo del turismo a Pisino e nei suoi dintorni si basa sul paesaggio naturale intatto di grande valore e sulla ricchezza del patrimonio storico-culturale.
A Pisino operano alcune istituzioni culturali e pedagogiche, club e societá sportive. Ad esempio l'Archivio storico istriano e il Museo etnografico istriano hanno un importanza a carattere regionale.

LA STORIA

Questa cittadina, per la posizione centrale all'interno della penisola istriana, fu chiamata "ombelico dell'Istria". I tedeschi le assegnarono il nome di Mittelburg, fu per dieci secoli un cuneo germanizzato nel mezzo del territorio istriano e fu motivo, per altrettanti secoli, di continue guerre e contese territoriali con i patriarchi d'Aquilea prima e con i veneziani poi. Nel 929, Ugo di Provenza, re d'Italia, donò alla chiesa di Parenzo il "Castrum Pisinum", donazione confermata nel 983 dall'imperatore Ottone II il Sanguinario. Questa donazione si limitò probabilmente al solo castello posto sul ciglio della voragine ora detta di Pisino e la cui costruzione dovrebbe risalire al IX secolo, per opera di Berengario I re d'Italia. Questo castello, eretto in posizione strategica, fu costruito probabilmente a protezione dell'agro parentino contro le scorrerie slave dei paesi oltremontani.
In quei tempi, a pochissima distanza esisteva già il borgo fortificato di Pisinvecchio che apparteneva al patriarca d'Aquileia e che vantava il rango e diritto di città. Un documento del 1012, rilasciato dal re d'Italia Enrico II di Sassonia, testimonia la donazione fatta nel 996 da parte dell'imperatore Ottone III di Sassonia al patriarca d'Aquileia. Il territorio di Pisinvecchio era molto ampio e confinava con Vermo, Castelverde, Sarezzo, Lindaro, Gimino, San Pietro in Selve ed Antignana, inglobando anche la rocca di Pisino. Probabilmente lo scarso interesse dimostrato dai patriarchi per questa zona semideserta, fece sì che nel 1060 tutto il territorio fu posto sotto la giurisdizione della chiesa di Parenzo. Tale donazione fu riconfermata dall'imperatore Enrico IV e consolidata la giurisdizione ecclesiastica nel 1177 dal papa Alessandro III.
Nei primi decenni del XII il vescovo di Parenzo incaricò Mainardo di Schwarzenburg di ripopolare le campagne deserte, di Pisino e Pedena, con elementi slavi della vicina Carniola. Oltre ad eseguire l'ordine ricevuto, Mainardo di Schwarzenburg s'impossessò dei beni ecclesiastici parentini e nel 1158, fu nominato "conte d'Istria", ossia luogotenente d'Enghelberto III Sponheim, marchese d'Istria di nomina imperiale, e con ciò ebbe riconosciuta la proprietà delle terre usurpate. Con il matrimonio della figlia di Mainardo, Matilde, con il conte di Gorizia Enghelberto III, la contea di Pisino, formata in seno al marchesato d'Istria, andò a far parte della contea di Gorizia, conservando sia la propria identità sia una distinta amministrazione feudale. Il desiderio d'espansione dei conti di Pisino su tutta l'Istria, agevolata in un primo tempo dalla forza delle armi a danno dei vescovi di Pedena, Parenzo e Trieste, fu bloccata dalla dedizione nel 1271 di San Lorenzo al Pasenatico a Venezia. Nel 1278, anche il territorio di Montona con Castellier, Visignano e Mondellebotte passò ai veneziani ed a troncare ogni altra espansione avvenne nel 1331 con la sottomissione di Pola alla Repubblica veneta.
Alla morte d'Alberto IV, ultimo conte di Pisino avvenuta nel 1374, la contea di Pisino passò ai duchi d'Austria che la mantennero sino al 1918.
Dal 1421, con il termine del potere temporale dei patriarchi d'Aquileia, il territorio istriano rimase diviso sino al 1797, in Marchesato d'Istria o Istria Veneta ed in Contea o Istria Asburgica. La contea di Pisino, pur rimanendo sotto la sovranità austriaca, ebbe un'infinita di padroni, oltre una ventina fino all'ultimo, il marchese Montecuccoli da Modena che l'acquistò nel 1766 e rimase in possesso di questa famiglia fino al 1848 allorché venne abolita la legge feudale. Pisino costituì sempre da rocaforte "slava" in seno all'Istria e operò come punto di riferimento di quest'etnia nei secoli.
Col passaggio dell'Istria all'Italia al termine della prima guerra mondiale e soprattutto con l'avvento del fascismo Pisino, proprio per questo motivo, subì maggiormente la politica di snazionalizzazione operata da Mussolini nei confronti dell'elemento slavo assolutamente preponderante nella zona.
Dopo la seconda guerra mondiale e il conseguente passaggio della regione alla Jugoslavia, la quasi totalità dell'elemento di italiano, decise di optare tornando così nella Madrepatria uscita sconfitta dalla guerra; così facendo fu sconvolta la mappa etnica della città e del suo circondario. L'immediata chiusura della scuola italiana di Pisino (mai più riaperta) non favorì certamente la sopravvivenza dell'elemento italiano rimasto nella regione che andò incontro ad una rapida e dolorosa assimilazione.
Con la disgregazione della Federativa, l'Istria divenne Croazia e il governo "guidato" dal presidente Tudjman, decise di eleggere Pisino a capoluogo proprio in nome di quella croaticità che il borgo aveva sempre rappresentato, preferendolo alla troppo "italiana" Pola e suscitando una ridda infinita di critiche e di polemiche tra la quasi totalità degli abitanti dell'Istria, la cosiddetta "Penisola Ribelle".
Solo ultimamente la comunità italiana che vive a Pisino e nei suoi dintorni (specialmente quella relativamente numerosa di Montona) sta a poco a poco, ma con fermezza, rialzando la testa; è da sperare che con l'avvento di un governo realmente democratico in Croazia e l'approvazione delle leggi sulla scuola e sul bilinguismo da anni perorate dagli amministratori regionali istriani (la Dieta Democratica Istriana) il processo di "risveglio" degli italiani possa finalmente portarsi a compimento.

LE BELLEZZE

IL CASTELLO DI MONTECUCCOLI

Il castello é una fortificazione irregolare a due piani, con un cortile interno. L'aspetto odierno del castello risale, nella maggior parte, al XV e nel XVI secolo quale risultato di molte ristrutturazioni. La fortificazione originaria aveva una forma allungata, con una torre quadrangolare, le mura che comprendevano anche le case circostanti, e la cappella romanica consacrata alla Madonna. Il ponte levatoio superava il fossato difensivo. Grazie alla costruzione della torre semicircolare (con il passaggio al disotto) il castello era ben difeso. Il Medioevo fu un periodo in cui i castelli venivano rinforzati da nuove fortificazioni. Nel XVIII e nel XIX secolo le fortificazioni venivano ristrutturate: le mura fortificatorie intorno alla spianata sopra la foiba erano abbattute, il fossato difensivo e il ponte levatoio divennero superflui, e nella prima metá del XIX secolo la cima della torre quadrangolare fu abbattuta. Le camere venivano munite di nuove finestre da cui prendevano luce, e il castello si ampliava. Dopo la seconda guerra mondiale il castello ebbe una nuova destinazione museografica - vi avevano luogo il Museo etnografico istriano, il Museo di Pisino e l'Archivio storico. L'azione del romanzo "Mathias Sandorf" del noto scrittore francese Jules Verne si svolgeva proprio in questo ambiente. Per le sue descrizioni del castello e della foiba lo scrittore si serviva di una fotografia che aveva ricevuto da un sindaco di Pisino.

LE ALTRE ATTRATTIVE

Oltre al castello, molto interessante è il Duomo d'origine romanica, chiesa parrocchiale di Pisino, una prepositura sottomessa alla diocesi di Parenzo, è dedicato a San Nicola, protettore della città e risale al 1266; è una costruzione in stile romanico molto semplice con la parte a forma di rocca destinata alle campane. Nel XV secolo (e piú precisamente nel 1441) alla chiesa fu aggiunto un santuario tardogotico con la volta retiforme. Le superfici della volta erano dipinte ad affreschi, opere di un pittore sconosciuto, appartenente al circolo culturale dei laboratori artistici alpini (probabilmente nel Tirolo). Una scritta in latino, sulla quale si trova il piú vecchio stemma di Pisino, data la costruzione del santuario. Con le ristrutturazioni ulteriori la chiesa prese l'aspetto odierno; successivamente a più riprese, nel 1730 furono costruite le due navate laterali e nel 1764 fu consacrata.
Dal principio la chiesa aveva lo status di prepositura. Le descrizioni piú vecchie risalgono al XVII secolo (Tomasini, Petronio, Valvasor) e mettono in risalto la bellezza della chiesa, la ricchezza della sagrestia e la decorazione interna.
I sette altari odierni sono del XVII e del XVIII secolo, e l'altare maggiore fu consacrato a San Nicola (e l'altare maggiore del 1419 fu consacrato a Maria, madre di Dio). Le lastre tombali di pietra testimoniano la vecchia abitudine di seppellire i morti in chiesa ed intorno ad essa. Ai piedi del campanile costruito nel 1705 c'era un passaggio per il quale si accedeva alla chiesa circondata dal muro di pietra.
L'interno della chiesa, molto ben tenuto, contiene sette altari ed un bell'organo; molto interessante è l'antico presbiterio separato dall'aula da un grande arco gotico tutto affrescato. Pure l'abside, nella sua primitiva forma, a volta con archi acuti ogivali sostenuti da costoloni in pietra, è tutta affrescata con raffigurazioni risalenti al 1460. L'abside ha forma semiottagonale e, all'incrocio dei costoloni, tredici piccoli scudi in pietra portano le insegne araldiche delle famiglie nobili che furono interessate alla realizzazione della chiesa. Dietro il sagrato della chiesa si trova il Campanile che si staglia dall'alto dei suoi 45 m. attraversato da un sottopassaggio a fornice. E' una costruzione massiccia, a forma di torre costruita nel 1705, è tutta in calcare bianco, con doppio coronamento, con trifore alla cella campanaria, sormontato da una torre e da una cuspide ottagonali. Un orologio è situato sul lato verso la città vecchia, sopra lo stemma di Pisino: torre merlata alla ghibellina. L'Ospedale, un grande edificio a quattro piani, l'ultimo a gheffo, con una torre con due celle superiori con trifore e quadriforme, era un tempo il Convitto Istriano Fabio Filzi ed ospitava i ragazzi istriani che frequentavano il Ginnasio italiano. Cessò la sua attività nel 1943 a causa eventi bellici e fu soppresso nel 1946.
Molto interessante è il convento di San Francesco; quest'antica istituzione dei Minoriti ha origini leggendarie. Nella cappella della Madonna, posta fuori città, che doveva venir demolita per far posto alle nuove opere di fortificazione, vi era la statua della Vergine che in una notte di tempesta si spostò sul luogo ove si trova l'altare maggiore della chiesa del convento, dedicata alla Madonna delle Grazie. Questa chiesa fu eretta tra il 1463 ed il 1477. Il convento, che prese il nome di Visitazione della Beata Vergine a Santa Elisabetta fu inaugurato nel 1484. Nel 1559 Ferdinando I passò il convento ai frati francescani di Bosnia e di Croazia. Il convento venne ampliato nel 1717 e nel 1791 passò sotto i frati slavo-tedeschi di Santa Croce della Carniola. La scuola funzionò fino al 1873 allorché divenne statale.
Dal Belvedere che si trova all'esterno della rocca è interessante vedere la Foiba, chiamata Jama dai croati, quest'abisso profondo 125 m. in cui si getta il torrente Foiba. Un sentiero conduce in basso, fra la folta vegetazione, fino all'antro impressionante dal quale si vedono tre laghetti sotterranei, di là dai quali non si può proseguire. Non si conosce dove finiscano le acque del Foiba ma sembra che le acque rifluiscano nella Val d'Arsa.
La Foiba di Pisino é "il migliore esempio d'evoluzione della idrografia e della morfologia carsiche nell'Istria". Nel corso delle ricerche del sottosuolo sono state scoperte gallerie, avvallamenti imbutiformi e laghi di grande profonditá. Le rocce verticali sono altre centinaia di metri, e le grotte che la Natura ha creato presentano contenuti molto interessanti..) Durante le piogge abbondanti intorno alla Foiba si forma un lago, e le piogge dirotte provocano le inodazioni. Le prime ricerche scientifiche dl sottosuolo sono state pubblicate verso la fine del secolo scorso (Martel e Putick 1896.)

La cittadina, tristemente nota per le operazioni di pulizia etnica effettuate dai partigiani nella prima decade del settembre 1943, subì anche violenti bombardamenti da parte dell'aviazione tedesca.

UNA STORIA TRAGICA

Dal libro di Padre Flaminio Rocchi:
" 15 giugno 1945, Pisino: notte, la porta si apre e subito mi assale il terrore; questa volta sul foglio c'è anche il mio nome.
Per prima chiamano la signora Rosa di Castellier e poi le altre.
Io vengo legata braccio a braccio con una giovane incinta. Ci conducono nello spiazzo del castello dove ci attendono due camion già pieni di prigionieri, con i motori accesi. Ci caricano sul secondo, chiudono le sponde e viene dato l'ordine di partire. In quell'istante arriva un partigiano con un foglio in mano e grida: "Alt ! Mafalda Codan giù !". Mi sento mancare, tremo tutta. Tutti piangono…"Povera piccola, sei tu la prima, vogliono ammazzarti qui". Sul primo camion c'è mio fratello Arnaldo che urla: "maledetti assassini !". Mi slegano dalle mie compagne e mi fanno scendere. Barcollo, non connetto più. I due camion partono. Il capo mi prende per un braccio e mi getta in una stanza buia nella casetta di fronte al Castello e mi chiude dentro. E' buio pesto, non vedo niente, ma sento una voce che mi chiede: "chi sei ?".
Quando al mattino filtra un po' di luce attraverso le imposte, vedo una vecchietta vestita di nero con il capo avvolto in un fazzoletto, rannicchiata in un angolo.
E' di un paesino vicino a Pisino; l'hanno arrestata dopo averle ucciso il marito, il figlio e un cognato, rei soltanto di essere contadini benestanti italiani.
Al mattino gli aguzzini ritornano felici di avere ucciso tanti nemici del popolo. Li hanno massacrati tutti.
Uno entra in cella e mi chiede: "Quanti anni aveva tuo fratello ? Non voleva morire, sai ? Anche dopo morto il suo corpo ha continuato a saltare."
Ascolto muta ma il dolore mi esplode e mi invade tutta. Soffro da morire, ma non mi interessa più di nulla, spero che mi uccidano , ma che lo facciano presto…"

PISINVECCHIO

Molto prima della costituzione della più conosciuta Pisino, esisteva questo piccolo paese d'antichissime origini che dominava un gran territorio, abitato fin dalla preistoria. Gli Istri avevano eretto un castelliere che certamente fu distrutto dalle legioni romane nel 177 a.C. Fu poi un fortilizio che controllava le due strade che conducevano al mare, verso Parenzo ad ovest e a sud verso Pola.
Subì all'inizio del VII secolo gli attacchi degli Avari e dei Vendi, gli antichi Sloveni che erano stati schiavizzati dai terribili nomadi d'origine mongola. Il coraggio degli istriani e delle truppe bizantine, che in quegli anni occupavano l'Istria, non fu sufficiente per respingere l'attacco e Pisinvecchio venne distrutto.
Verso l'anno Mille il paesello in vetta al monte fu il centro ecclesiastico e civile del vasto territorio. Nel 1012, Enrico II di Sassonia, re dei Romani, rinnovò ai patriarchi d'Aquileia la donazione ricevuta dall'imperatore Ottone III nel 966. In tale documento si fa riferimento al Pisinum Superius. In tal modo anche la rocca di Pisino, che era dominio dei vescovi di Parenzo, fu sottoposta a Pisinvecchio ed ai patriarchi.
Come già narrato nella storia di Pisino, nel 1060, i patriarchi passarono tutto il territorio di Pisinvecchio sotto il vescovo di Parenzo. Tale giurisdizione ecclesiastica venne confermata nel 1177 dal papa Alessandro III, ma ormai tutto il territorio era sottoposto alla giurisdizione civile di Mainardo di Schwarzenburg, conte di Pisino. Per distinguere i due siti, i signori feudali tedeschi chiamarono Mitterburg Pisino mentre Pisinvecchio fu chiamato Oberburg. Nel catasto di Pisino del 1578, Pisinvecchio è iscritto con il nome di Obernnburg. Nelle varie guerre tra Venezia ed Austria, anche Pisinvecchio dovette subire distruzioni e varie occupazioni da parte delle truppe venete. Nel 1616, durante la guerra degli Uscocchi, i veneziani bruciarono il paese. Dopo la guerra, qualche famiglia uscocca fu insediata nelle campagne. Poi, nei secoli seguenti, diventò un sobborgo di Pisino e seguì la storia di questa città. La chiesa dedicata a San Giorgio Martire, di origine antica, parrocchiale del paese fin dal 1578, fu ricostruita nel 1592, poi ampliata nel 1894 e nel 1932. Filiali della chiesa di Pisinvecchio, sono le chiesette campestri di San Antonio Abate e Santa Lucia Vergine. Il paese si allunga ai bordi della strada che prosegue dopo la chiesa, con belle case basse, tutte ristrutturate, in posizione panoramica. Lungo la strada che porta a Gimino si trova la tenuta di Lovrin o Taurini, che appartennero ai marchesi Montecuccoli di Modena.

. LA COMUNITA' DEGLI ITALIANI

Indirizzo della sede : Narodnog doma 1, PISINO
Telefono: ++ 385 (052) 624 988
Presidente della Comunità: GIOVANNI SIROTTI
Data di fondazione: MARZO 1992
Numero dei soci effettivi: 595
Numero dei soci sostenitori: 14
Contatto: Vittorio Rigo 00385 52 621 330

Giunta:
Giovanni Sirotti
Viktor Rigo
Mario Raunich
Graziella Paulovic
Silva Marion
Edi Gortan
Albino Krizmanich

La località che ha subito una radicale trasformazione demografica con l'esodo, è riuscita ad aprire la Comunità degli Italiani il 26 febbraio 1992, con l'adesione di numerosi soci residenti anche nelle località limitrofe come Vermo, Padena, Lupogliano e altre , soci che sicuramente non vanno intesi come attivisti in quanto lontani dal centro e occupati nel lavoro dei campi di mattina a sera. A Pisino, nel 1947, era stato aperto come nelle altre cittadine istriane il Circolo italiano di cultura , cui era stato dato il nome di "Antonio Gramsci"; fondato per iniziativa del prof. Bogdan Juricich che fu anche presidente del sodalizio. Aveva la sede in una palazzina attigua al palazzo comunale , con una sala per spettacoli, una segreteria , la biblioteca e una sala prove: erano attivi il coro misto e la filodrammatica. Rimase aperta fino al 1951/52 quando iniziò la forte assimilazione che portò nel 1953 alla chiusura della scuola elementare settennale italiana. Giorni bui che comunque non hanno cancellato del tutto l'identità dei pisinotti che hanno rifondato il sodalizio. Oggi ne è presidente Giovanni Sirotti che guida un Consiglio di 9 membri. Vicepresidente è Viktor Rigo. La sede attuale è provvisoria e consiste in un solo vano di circa 50 m2 presso l'Università operaia locale , ma si prevede l'acquisto di un appartamento da ristrutturare. Poche le attrezzature : televisore con videoregistratoree, fotocopiatrice e diaproiettore. Nei primi tempi si è cercato di attivizzare un piccolo coro, ma l'iniziativa non è riuscita. Resta soltanto l'attività culturale organizzata nell'ambito della collaborazione UI-UPT. Sulla situazione attuale il presidente esprime forte delusione per la mancanza di sostegno da parte della dirigenza UI, poco interessata a far decollare sostanzialmente la CI in una situazione reale di grave difficoltà.

L'ATTUALE STATUTO

Città di PISINO (19.11.1993)

Art.7
Tutti gli abitanti della Città di Pisino godono dei medesimi diritti fondati sui principi del rispetto delle libertà e dei diritti umani, della pariteticità, dell'uguaglianza e dei principi originari dell'antifascismo.
Sul territorio della Città di Pisino si salvaguardano e curano le peculiarità etniche e culturali autoctone.
Ai sensi del comma 2 del presente articolo la Città di Pisino difende e promuove in particolare il proprio patrimonio storico-culturale, il dialetto ciacavo, singoli idiomi locali, il folclore originario popolare, i toponimi, il patrimonio edilizio, le feste popolari e le usanze popolari. Art.8
Agli appartenenti alla comunità etnica autoctona italiana residenti sul territorio della Città di Pisino, sono garantiti i diritti all'uso libero e paritario delle proprie lingua e scrittura, allo sviluppo e alla tutela della loro cultura, all'uso della propria bandiera e all'esercizio degli altri diritti stabiliti dalla Costituzione, dalla legge, dal presente Statuto e da altre disposizioni. Ai sensi del comma 1 del presente articolo, la Città di Pisino favorisce lo studio della lingua italiana come materia facoltativa dalla quarta all'ottava elementare ed in tutte le classi delle scuole medie.
Per realizzare i diritti e la pariteticità della comunità etnica italiana nella vita pubblica, la Città di Pisino si fa carico dell'abilitazione degli operatori scolastici necessari che conoscano anche l'italiano e, nell'ambito delle sue competenze autogestionarie e dei corpi dell'autonomia e dell'amministrazione locale, di assumere un congruo numero di dipendenti che si servano indifferentemente della lingua croata e della lingua italiana

I CENSIMENTI

Censimento italiano 1921
Italiani: 8.611
Slavi: 9.175
Altri: 205
Totale: 18.091

Censimenti jugoslavi (1971, 1981)

1971

Totale popolazione: 20.073
Italiani: 163 (0.8%)

1981

Totale Popolazione: 19.412
Italiani: 67 (0.3%)

Censimento Croato (1991)

Totale Popolazione: 19.006
Italiani: 272 (1.4%)

Censimento 1991 scorporato per comuni

Pisino città:

Totale Poplazione: 9.136
Croati: 7.196
Italiani: 88
Istriani: 1.228
Altro: 624

Antignana:

Totale Poplazione: 1.820
Croati: 1.398
Italiani: 15
Istriani: 349
Altro: 58

Cerreto:

Totale Poplazione: 1.815
Croati: 1.433
Italiani: 28
Istriani: 302
Altro: 52

Gallignana:

Totale Poplazione: 1.825
Croati: 1.348
Italiani: 19
Istriani: 410
Altro: 48

Lupogliano:

Totale Poplazione: 979
Croati: 803
Italiani: 3
Istriani: 136
Altro: 37

Montona:

Totale Poplazione: 2.568
Croati: 1.954
Italiani: 121
Istriani: 354
Altro: 139

San Pietro in Selve:

Totale Poplazione: 999
Croati: 945
Italiani: 2
Istriani: 49
Altro: 3